In qualsiasi convegno che tratti di protezione civile, ormai è di prammatica parlare della necessità di fare un salto di qualità nell’ambito dell’informazione preventiva alla cittadinanza. Esperti, funzionari e amministratori di Comuni, Province e Regioni si sciacquano la bocca con appelli tipo: “occorre che le istituzioni promuovano nei cittadini la cultura dell’auto protezione e della resilienza”, oppure “per vivere in sicurezza è necessario che gli enti che si occupano di protezione civile mettano in condizione i cittadini di conoscere i rischi del territorio in cui vivono e che il piano di protezione civile comunale venga fatto uscire dai cassetti degli uffici e diventi di dominio pubblico”.
Belle parole. Ma quante sono le Regioni, le Province e i Comuni che ad oggi hanno fatto qualcosa in questo campo? Quanti e quali sono gli enti che hanno veramente tentato di far uscire i piani di protezione civile dai cassetti degli uffici in Italia? Pochi, troppo pochi purtroppo!
Ad aver smosso un po’ le acque è stata la magistratura che, all’indomani delle periodiche sciagure che colpiscono questo sfortunato paese, ha cominciato ad iscrivere nel registro degli indagati funzionari e politici. A questo punto alcuni amministratori locali e responsabili del servizio di protezione civile hanno creduto di trovare l’uovo di colombo per sollevarsi da responsabilità. Hanno scoperto la possibilità d’inviare sms ai cittadini oppure di diramare telefonate a tappeto nel momento in cui scatta l’allerta meteo. Questi lungimiranti operatori di protezione civile sono convinti che per incrementare la cultura di protezione civile dei propri cittadini basti tempestarli di sms che comunicano che c’è l’allerta 2, piuttosto che l’allerta 1 (e che vuol dire?). Oppure che sia utile “bombardare” persone ignare con telefonate in cui una voce preregistrata ci dice in 30 secondi che non bisogna uscire di casa ed è bene portarsi ai piani alti.
Tralasciamo il fatto che dopo la quinta telefonata nessuno fa più caso alle comunicazioni che arrivano dal Comune (scatta lo stesso meccanismo della fiaba di Esopo “Al lupo al lupo”). Ma al di là di questo: che utilità marginale ha il cittadino in termini di conoscenza dei contenuti del piano di protezione civile della sua città? Nessuna! L’unico effetto è quello di far sì che gli amministratori possano illudersi di “aver avvertito” i cittadini. Avvertiti di che? E in che modo? Che tutto ciò sia un palliativo lo dimostra la recente vicenda sarda: la magistratura ha indagato Presidente della Regione, funzionari della protezione civile e Sindaci senza minimamente valutare se avessero mandato un banale Sms oppure no ai cittadini iscritti nella lista. Informare la cittadinanza significa ben altro!
Ci permettiamo di rivolgere un invito a chi ha responsabilità di protezione civile in questo paese: mettete in condizione il cittadino di conoscere; fornite ai vostri amministrati le informazioni sul rischio del territorio, sulle corrette norme comportamentali da adottare in caso di emergenza e, in generale, sui principali contenuti del piano di protezione civile. Gli strumenti esistono; non continuate a nascondervi dietro la foglia di fico del messaggino o della telefonata. Soprattutto non prendete in giro voi stessi facendo passare un sms per un messaggio di protezione civile!